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«NON PAGO E NON STARÒ ZITTO COME FANNO TANTI ALTRI: IO VOGLIO PARLARE, CHI PARLA È SICURAMENTE PIÙ SICURO DI CHI SUBISCE E STA ZITTO».

«NON PAGO E NON STARÒ ZITTO COME FANNO TANTI ALTRI: IO VOGLIO PARLARE, CHI PARLA È SICURAMENTE PIÙ SICURO DI CHI SUBISCE E STA ZITTO».

Il 29 agosto saranno 24 anni. Poco più di due decenni che hanno visto un prima ed un dopo dall’omicidio di Libero Grassi, l’imprenditore palermitano che decise di opporsi ai suoi estorsori. «Pagare significa dare forza ai mafiosi, ed io nono lo farò. No! Non pago e non starò zitto come fanno tanti altri: io voglio parlare, chi parla è sicuramente più sicuro di chi subisce e sta zitto. Per mia cultura non faccio accordi con i criminali per salvaguardare la mia attività», lo aveva detto spesso e lo aveva scritto anche in una lettera pubblicata il 10 gennaio del 1991 sul Giornale di Sicilia. La decisione di non pagare, la sua denuncia e purtroppo il suo assassinio ha generato un profondo spartiacque, passando dai tempi di silenzio omertoso ad anni di lotta ancora non unanime ma certamente aperta contro il ‘pizzo’ e di conseguenza contro gli interessi criminali. Gli imprenditori che oggi denunciano non si contano più sulle dita di una mano. E non sono pochi neppure quei consumatori che ogni giorno scelgono con responsabilità dove acquistare anche un semplice caffè, perché non vogliono in alcun modo contribuire con il proprio denaro a foraggiare le casse dei clan mafiosi. E’ un “dopo” che per qualcuno potrà risultare ancora non sufficiente, ma è un “dopo” che avrebbe salvato la vita di Libero Grassi e come lui anche di altri. La Federazione Antiracket Italiana, come ogni anno sarà a Palermo per ricordare quell’uomo semplice che suo malgrado ha segnato un cammino. La memoria, in questi casi, non è fine a se stessa e neppure meramente celebrativa ma necessaria per ridisegnare con un nuovo pezzo di strada conquistata, quel percorso di libertà che comincia dalla dignità e attraversa società, economia, giustizia. T.C.

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