Cinquantuno anni
e mezzo di reclusione. È quanto deciso giovedi 28 aprile dal gup del tribunale di Bari, Anna De
Palo, che ha accolto le richiesta del pm della Dda, Giuseppe Gatti, al termine
del processo con rito abbreviato relativo all’inchiesta "Corona", che prese inizio a luglio del 2013 ed è stata condotta dai carabinieri dei Ros.
Condannati i presunti
capi della mafia foggiana. Tra loro spicca il nome di Emiliano Francavilla (condannato a 10 anni di reclusione) e di suo
fratello Antonello (condannato a 8 anni di reclusione). Ancora, cinque anni per Ernesto Gatta, 6 anni e otto mesi a
Francesco Sinesi (figlio del boss Roberto) e 5 anni e quattro mesi e 4 anni e
otto mesi rispettivamente a Fabio e Giuseppe Trisciuoglio, figli del capoclan
Federico. Scorrendo la lista degli imputati, figurano anche i nomi di Federico
Trisciuoglio (4 anni e otto mesi) e Mario Lanza (6 anni e otto mesi).
Una volta espiata la pena, il giudice ha disposto anche un anno di
lavoro presso una colonia agricola per i due fratelli Francavilla, Lanza,
Sinesi e Federico Trisciuoglio.
Le accuse sono
di associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione, sequestro di persona e detenzione di
armi, a vario titolo. Secondo l’impianto accusatorio della Direzione
distrettuale antimafia di Bari e i carabinieri, la mafia foggiana stava
stringendo accordi con altre organizzazioni, non solo con la spietata mafia
garganica, ma anche fuori regione, con i cartelli dei Casalesi (Campania) e di Cosa Nostra (Sicilia).
Nel processo, si
sono costituite parti civile la Federazione regionale antiracket, la Camera di
Commercio e il commissariato nazionale antiracket.
cdc