Strategia

In questi anni è sempre stato difficile far comprendere soprattutto ai media che l’associazionismo antiracket non è solo un’esperienza di coraggio, ma è soprattutto “strategia” (e non solo giudiziaria). Insomma, il coraggio è un elemento fondamentale ma da solo non spiega l’intero fenomeno dell’opposizione al pizzo. In questi venti anni l’associazionismo ha contrastato l’idea, ancora oggi assai diffusa, che l’unica alternativa all’acquiescenza è l’eroismo. Riproporre questa alternativa nelle condizioni di oggi, rappresenta un imbroglio: fino al '91 forse poteva essere vero, resistere poteva equivalere ad essere ucciso. Ma oggi non è più così. Non è un’ipotesi teorica, è la storia di tante denunce e di tanti processi sostenuti dalle associazioni senza che vi sia stata alcuna rappresaglia contro gli imprenditori che hanno testimoniato. Esiste un'alternativa alla rassegnazione, all’ineluttabilità della convivenza con la mafia: tra la denuncia e l'eroismo vi è questa grande e importante esperienza dell'associazionismo antiracket. Anche quando si apprezzano i risultati si ha la sensazione che nel riconoscimento del valore dell’associazionismo prevalga la considerazione del coraggio individuale di chi denuncia, senza comprendere che sia questo coraggio che quei risultati complessivi sono l’effetto del funzionamento del modello. Se vi è stata una crescita delle denunce, essa è il prodotto dell’efficacia del modello associativo: è con questo che si vincono la solitudine e la paura, cresce la soglia di fiducia nelle istituzioni, ci si sente protetti nei momenti “freddi”, lontani dagli eventi processuali. Lo ripetiamo: il coraggio è solo uno degli elementi dell’antiracket, l’associazione è la somma della responsabilità individuale degli imprenditori e dell’”intelligenza” di una strategia. Ma anche quando si tratta del coraggio l’intervento è secondo una precisa strategia: l'associazione antiracket promuove e organizza il coraggio degli imprenditori.