Fiducia

Per far nascere un’associazione antiracket serve mediamente un anno: come è possibile che per costituire un gruppo di una quindicina di persone sia necessario un tempo così lungo, in un Paese come il nostro dove nuovi partiti nascono a volte in pochissimi mesi? Non deve mai sfuggire la natura particolare dell’associazione: ci si mette insieme per costruire un efficace sistema di protezione e, allo stesso tempo, ci si espone ad un certo livello di rischio. Tutta l’operazione ruota attorno ad una “merce” delicatissima, la fiducia, e dalla sua qualità e intensità dipende l’esito complessivo; i risultati non possono che essere direttamente proporzionali alla fiducia che si riesce a “costruire” all’interno dell’associazione. Nella fase iniziale, il consolidamento della fiducia ha un orizzonte interno: si incontrano tra loro operatori economici che non si conoscono o, perlomeno, non in maniera approfondita; si trovano per affrontare un tema impegnativo che chiama in causa la sicurezza personale; capiscono che ha senso incontrarsi solo se è possibile discutere liberamente e senza alcuna riserva circa le storie di ognuno; ma ciò può avvenire solo se ciascuno si fida dell’altro e tutti di ognuno. Questo risultato si ottiene dopo molti incontri, dopo approfondite discussioni e dopo qualche verifica. A mano a mano che si realizza questa fiducia interna si può pensare alle fasi successive. Viene, poi, il momento di guardarsi negli occhi con i rappresentanti delle forze dell’ordine che rappresentano il primo livello di confronto in ogni storia di estorsione. Guardarsi negli occhi non è un’espressione retorica, è l’essenza delle modalità di fiducia; non basta promuovere tra i commercianti il valore delle istituzioni: per far funzionare il meccanismo (favorire le denunce) è indispensabile conoscere personalmente quelli che saranno i futuri interlocutori e sapere che di loro ci si può fidare e con loro ci si può intendere. Solo se si crea questa condizione l’associazione può svolgere il ruolo di mediazione tra le vittime e la polizia giudiziaria e presentarsi come credibile garante agli occhi degli associati. Di norma, si inizia con riunioni con i vertici provinciali delle forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri, Finanza) e si procede poi con incontri informali con i responsabili delle strutture operative (Squadra mobile o commissariato, Reparto operativo o compagnia) e, infine, si incontrano i magistrati della Direzione distrettuale. Al termine di questo passaggio si conosce il singolo interlocutore privilegiato (un ufficiale o un funzionario) designato dai vertici provinciali a cui rivolgersi e con cui gestire direttamente ogni vicenda estorsiva.L’associazionismo è, e non può non esserlo, lievito di fiducia: in ciò risiede la sua ragion d’essere, promuovere fiducia tra gli operatori economici e tra questi e le istituzioni; significa anche avvicinare le vittime alle forze di polizia e ad avere fiducia in esse, che la lunga esperienza dell’associazionismo dimostra fondata.