Negli incontri con i ragazzi nelle scuole c’è sempre una domanda: “cosa possiamo fare noi, che siamo studenti e non abbiamo un negozio?” Chi non è imprenditore come può contribuire alla lotta al pizzo? Semplice: poiché tutti siamo consumatori, c’è un modo per diventare consumatori consapevoli. In terra di mafia il dove si compie l’acquisto di un bene o di un servizio non è mai una fattore neutro: se si compra un paio di jeans presso un negozio che regolarmente paga il pizzo alla camorra, di fatto, il consumatore inconsapevolmente contribuisce a finanziare l’organizzazione mafiosa. Una parte del suo denaro finisce nelle casse degli estorsori con l’effetto di dare ricchezza alla mafia e, soprattutto, di rafforzare il suo controllo del territorio. Allora, acquistare in un negozio che ha denunciato i mafiosi o non paga il pizzo garantisce al consumatore che nessuna parte del suo denaro giungerà agli estorsori. Si attiva, così, anche la responsabilità individuale del consumatore. Oggi grazie alle associazioni antiracket è disponibile un elenco di negozi dove poter acquistare in tutta tranquillità.